Crediti deteriorati nel 2021

Aumento dei crediti deteriorati nel 2020 e 2021

Come sappiamo, il Covid ha prodotto effetti negativi sull’economia che ancora devono manifestarsi pienamente. Le attività produttive, di trasporto, turistiche hanno visto una brusca interruzione, con conseguente calo di ordini e di ricavi. Ragionevolmente, i tempi di recupero dei crediti si dilateranno come conseguenza di tale sofferenza.
Si stima che una nuova ondata di crediti deteriorati si abbatterà sul sistema bancario nel 2021, ma che non raggiungerà le proporzioni della crisi provocata dai mutui subprime.

Si calcola che nel 2021 il tasso di deterioramento dei crediti in possesso delle banche italiane salirà dal 1,3% al 2,8%. I crediti non esigibili saliranno quindi a 138 miliardi di euro (composti da 69 miliardi di sofferenze, 62 miliardi di UTP e 7 miliardi di crediti scaduti), con un netto incremento dei 118 miliardi stimati del 2020.
Stando al Sole24Ore, per via del Covid Npe Ratio salirà al 7,3% dal 6,2%, con conseguente deterioramento in crescita all’1,3% del 2020 e al 2,8% del 2021.

Secondo Banca Ifis, il lockdown richiesto dal contenimento del coronavirus non ha ancora avuto ripercussioni riscontrabili sui bilanci delle banche.
Fino al primo trimestre 2020 il valore dei crediti deteriorati in possesso delle banche ha continuato a ridursi, grazie anche alle attività di dismissione dei crediti e dalla riduzione dei prestiti concessi. E per l’anno a venire?

Aumento dei crediti deteriorati nel 2020 e 2021

Gli analisti stimano che nel 2021 che i crediti deteriorati scenderanno del 19% (118 miliardi).
Nel biennio 2020-2021, plausibilmente, i tassi di deterioramento dei crediti prenderà a crescere: potrebbero raggiungere il 4% nel 2021, per poi scendere nel 2022 al 3,3%. La portata dei crediti insoluti potrebbe essere più consistente per le piccole imprese (dal 2,1% al 3,5% del 2021) mentre per le medie dovrebbe avere una portata più ridotta (dall’1,7% a 3,1%).
Nel caso di un ulteriore lockdown in inverno, i tassi di deterioramento potrebbero raggiungere il 4,5% quest’anno e il 4,6% nel 2021, per poi calare fino al 3,8% nel 2022, per poi scendere progressivamente a livelli simili o inferiori a quella della fase precedente alla fase pre finanziaria.

L’ammontare medio dei rimborsi dei prestiti dopo l’inizio della pandemia, fino a fine aprile, si è ridotto di una fascia tra il 15% e 70% in relazione al semestre precedente, trend che aveva iniziato a precipitare già da gennaio.
Stando a Banca Ifis, il tasso di deterioramento dei crediti crescerà dall’1,3% del 2020 al 2,8% del 2021. Il rapporto tra NPE (crediti deteriorati, come sofferenze e crediti scaduti) e totale crediti erogati crescerà dall’attuale 6,2% al 7,3% del 2021.

L’amministratore delegato di Banca Ifis Luciano Colombini ritiene che la massa dei prestiti insoluti, parziali o totali, passerà dai 338 miliardi previsti per l’anno in corso ai 385 miliardi (+5%). Non sarà quindi realisticamente una crisi come quella dei mutui subprime nel 2011. Questo anche perché

A quanto pare, il tasso di deterioramento dei crediti aumenterà, ma rimarrà a un livello inferiore a quello registrato nella precedente crisi finanziaria, per merito anche degli interventi del governo a sostegno delle imprese e delle iniezioni di liquidità da parte delle banche.

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